Come fare birra fatta in casa con kit: guida passo passo

Per tutti gli amanti della birra questi ultimi anni hanno visto la forte diffusione sul mercato dell’oggetto dei desideri: un kit per prepararla in casa.

Quella che potrebbe sembrare un’impresa, in realtà, richiede soltanto applicazione e tenacia. Qui di seguito vediamo come fare, seguendo passo per passo le procedure.

– Il kit

Sul mercato sono disponibili ormai diversi kit, in più formati e in più confezioni. Le differenze nel prezzo sono giustificate dalla diversa qualità o dal diverso numero di componenti previsti all’interno del completo.

La parte più importante è rappresentata dal fermentatore, all’interno del quale la birra assumerà una notevole parte della propria consistenza. E’ formato da un rubinetto (per i travasi) e da un’apertura per controllare l’avanzamento della fermentazione. Altra parte importante è la tappatrice, da cui dipende il confezionamento della nostra birra. Una buona chiusura permetterà un risultato finale più gradevole e il modello a colonna è preferibile, seppur non contenuto in tutti i kit.

Il densimetro servirà ad avere un’idea più chiara del prodotto che sta venendo fuori mostrando la densità della birra. Una valida alternativa è rappresentata dal rifrattometro, uno strumento che permette di conoscere la densità della soluzione “sprecando” una sola goccia per il test, a differenza del cilindro di mosto da prelevare per il densimetro.

Il kit è completato, solitamente, dal gasatore, da un secchio per il travaso e da termometri.

Vanno acquistate, a parte, le latte contenenti la miscela di malto e l’estratto di luppolo (qui troveremo più soluzioni, è opportuno scegliere secondo i propri gusti e secondo la propria esperienza), in quanto quelle contenute nei kit potrebbero non coniugarsi con i gusti personali.

– Mettersi al lavoro: la prima cosa da fare

Prima di tutto è fondamentale pulire per bene il kit appena comprato. Prima e dopo ogni uso, è opportuno effettuare un’adeguata pulizia (onde evitare infezioni o cattivi sapori). Possono bastare abbondanti dosi d’acqua o, al limite, dei detergenti appositi per questi prodotti.

– Lavorare al preparato di malto e al mosto

Iniziamo la vera e propria produzione della birra. E’ consigliabile tenere la latta contenente il preparato a bagno maria o comunque vicino a fonti di calore per qualche minuto, al fine di renderlo più liquido. Infatti, una volta aperto vi accorgerete che la condizione iniziale è più simile ad una melassa (particolarmente viscosa) che ad una sostanza liquida. In una pentola con circa 4 litri d’acqua scioglieremo il malto.

Per il mosto, diluire a seconda della densità desiderata. Se all’interno del barattolo restano dei depositi di mosto lungo le pareti, sarebbe opportuno cercare di ripulirlo con acqua calda, per evitare sprechi di materiale.

Tenere sul gas per circa 5 minuti, avendo cura di non andare oltre la temperatura d’ebollizione.
E’ bene ricordare che la qualità dell’acqua può condizionare fortemente il prodotto finale. A tal proposito, per evitare qualunque problema riconducibile all’acqua da rubinetto, quelle in bottiglia andranno più che bene.

Durante questa operazione, potrete seguire le indicazioni del kit a seconda della quantità di zucchero da inserire. Non tutti i kit prevedono dei dosatori, ma nel caso che il vostro ne sia fornito, utilizzatelo secondo le direttive delle istruzioni. Potete utilizzare il classico zucchero semolato o, se avete voglia di provare nuovi gusti, lo zucchero di canna.

Fate sì che la vostra soluzione sia ben amalgamata e sufficientemente fluida. Al termine di questa operazione, lasciate riposare il liquido. Per far sì che la temperatura diminuisca più in fretta, potete inserire la pentola in una vasca con del ghiaccio.

– Un passaggio cruciale: la fermentazione

Una volta che il preparato avrà raggiunto circa 25 °C, versarlo all’interno del fermentatore. Fate particolare attenzione a non disperdere liquido (è molto difficile da ripulire). Solitamente le ricette sono messe a punto su contenitori da 23 litri e il mosto non raggiunge questa quantità, quindi versare acqua per riempire completamente il fermentatore. E’ sempre consigliabile utilizzare acqua in bottiglia, possibilmente a temperatura ambiente. Attenzione al fatto che l’acqua non sia troppo fredda: potrebbe infatti danneggiare il mosto in fase di fermentazione, limitando quest’ultima o compromettendola seriamente. Di fatti, è importante che la temperatura della soluzione di acqua e mosto all’interno del fermentatore sia ricompresa tra i 17 °C e i 24 °C durante tutto il periodo di fermentazione.

– Preparare il lievito

E’ dunque giunto il momento di aggiungere il lievito alla nostra soluzione a riposo nel fermentatore. A onor del vero, viste le tempistiche richieste, sarebbe preferibile iniziare a lavorare al lievito contemporaneamente allo scioglimento del mosto nella latta. In questo modo, riusciremo a guadagnare tempo, concludendo l’intero processo in tempi più brevi.

Per reidratare il lievito secco, inserire in un piccolo pentolino una quantità d’acqua idonea per scioglierlo (non più di tre bicchieri) e controllare che la soluzione non superi i 32-33 °C. Tenere sul fuoco per circa un quarto d’ora e, al termine, lasciare a riposo per pochi minuti (massimo 10).

Il lievito, una volta reidratato, forma un velo marroncino in superficie. Una volta notato quest’ultimo particolare, risulta essere ideale un’ulteriore mescolata, affinché l’amalgama migliori in consistenza. Al termine di questo procedimento lasciare a riposo il lievito per qualche minuto.

– Effettuare le dovute misurazioni di densità

In molti suggeriscono misurazioni di densità ad una soluzione già mescolata di mosto e lievito. Da un altro punto di vista, consigliamo di effettuare le misurazioni prima dell’aggiunta del lievito al mosto.
La misurazione della densità è un passaggio assolutamente fondamentale, in grado di darci un primo e attendibilissimo responso sulla qualità del mosto posto in fermentazione.

Attraverso il rubinetto del fermentatore, prelevare una piccola quantità di liquido da versare nel cilindro fornito dal kit. Inserendo il densimetro all’interno del cilindro, il Principio di Archimede porterà l’asta a dei livelli tali da poter leggere i dati emersi, dandoci occasione di maturare un’idea circa la gradazione alcolica della birra, l’eventuale quantità di acqua o tempo di fermentazione di cui la soluzione potrebbe ulteriormente necessitare.

La soluzione potrebbe anche essere assaggiata, tuttavia non è consigliabile per via dei sapori non completamente maturati e che richiederebbero la valutazione di una persona esperta.
Al termine della nostra misurazione è fondamentale non reinserire il liquido prelevato nel fermentatore, in quanto si rischia seriamente di mettere a repentaglio l’intera soluzione.

Il rischio di potenziali infezioni è talmente alto da poter danneggiare il mosto liquido, portando a vanificare l’intero lavoro e a dover intervenire con massicce operazione di pulizia per quel che riguarda il kit.

– Aggiungere il lievito al preparato in fermentazione

Effettuate le dovute misurazioni al mosto e una volta che il lievito è pronto, arriva il momento di aggiungere quest’ultimo alla soluzione in fermentazione. Questa è una fase decisamente importante, in quanto l’unione di questi due elementi fa sì che la soluzione nel fermentatore assuma le vere caratteristiche della birra.

Versare con calma ed estrema attenzione il lievito all’interno del fermentatore e mescolare la soluzione con particolare attenzione alla pulizia di strumenti e attrezzi. Dovrebbe essere fornita nel kit una paletta per poter mescolare il mosto con il lievito.

Terminata questa operazione, chiudere il fermentatore e montare il gorgogliatore al tappo. Quest’ultima azione si rivelerà fondamentale: aggiungendo infatti un liquido al gorgogliatore (potrebbe essere acqua o alcool, come whisky o vodka) ci si assicura la creazione di una sorta di barriera tra la birra in fermentazione e l’ambiente circostante. L’utilizzo di liquidi idonei, tra cui quelli citati precedentemente, rendono praticamente innocuo un eventuale ingresso degli stessi all’interno del fermentatore.

– Mettere a riposo la birra in fermentazione

Come detto, l’unione del lievito al mosto dà vita alla birra. Tuttavia, ultimato questo procedimento, la soluzione richiede diverso tempo per completare la fermentazione e per assumere il sapore delicato della bevanda desiderata.

Il fermentatore va situato in un posto lontano dalla luce e da fonti di calore, possibilmente buio e con una temperatura media di circa 20 °C. In pochissime ore inizierà il processo di fermentazione e potremo notare le prime bolle salire lungo il contenitore.

Quelle che vediamo salire per il gorgogliatore non sono altro che delle particelle di anidride carbonica (CO2), le maggiori responsabili del gonfiore addominale da birra e che una buona produzione cerca di ridurre ai minimi livelli possibile. Se il gorgogliatore, per vari motivi, non producesse più bolle d’aria, ciò non significherebbe che il processo di fermentazione si sia fermato.

A questo punto, non ci resta che tenere la nostra birra in fermentazione per circa una settimana. Nel corso di questi giorni è molto importante tenere costantemente sotto controllo il livello di densità della soluzione, in quanto a seconda del responso potremmo decidere di aggiungere ulteriori giorni di fermentazione alla settimana prevista inizialmente.

E’ sconsigliato l’utilizzo del rifrattometro per queste ultime misurazioni, in quanto l’alcool potrebbe far risultare dei valori eccessivamente sfasati.

Al termine della fermentazione, nel caso notaste eccessiva presenza di sedimenti sul fondo del contenitore, si può procedere con un travaso in altri recipienti.

Questi, come qualunque altro attrezzo impiegato in queste operazioni, devono essere assolutamente puliti. Basta infatti poco per rovinare la birra con delle sgradevoli infezioni.

– La fase finale: imbottigliamento

Siamo arrivati al culmine del nostro percorso. La birra ha completato la fermentazione, ora non resta altro che imbottigliarla. In realtà, il procedimento è tutt’altro che semplice come da questa affermazione potrebbe risultare, ma con le dovute accortezze e precauzioni il risultato si potrà rivelare eccellente.
Il nostro fermentatore da kit è solitamente da 23 litri, quindi dobbiamo adeguarci.

Quali bottigliere utilizzare e quante utilizzarne ? Ovviamente sono assolutamente consigliati i recipienti in vetro più che quelli in plastica (da evitare).

Se usassimo bottiglie da un litro, ce ne servirebbero 23 (quanti sono i litri di birra prodotti). Tenendone tre o quattro di riserva per qualsiasi evenienza, ci prepariamo all’imbottigliamento vero e proprio ultimando ulteriori lavorazioni.

E’ necessario sanificare le bottiglie da utilizzare e i tappi (preferibilmente di tipo bidul) che andranno a confezionare la nostra birra, tramite degli sterilizzatori professionali o, più comodamente, tramite delle soluzioni di acqua calda e bisolfito (altamente igienizzante).

All’interno del kit troveremo il tappatore. E’ preferibile il modello a colonna, per un lavoro di maggior precisione e dalla maggiore sicurezza.

E’ sempre consigliato effettuare un altro travaso dal fermentatore ad una tinozza graduata, in modo da poter facilmente leggere la quantità di litri di birra a nostra disposizione.

Nel mentre di questa operazione si proceda al calcolo dello zucchero da inserire per la fermentazione in bottiglia. La quantità di zucchero è intesa per litro di birra ed è espressa in grammi. Se ad esempio volessimo utilizzare 5 grammi di zucchero per litro, ci occorrerebbero 115 grammi di zucchero (23 litri di birra x 5 grammi di zucchero).

Facciamo riscaldare poco meno di mezzo litro d’acqua e, quando ad ebollizione, versiamo la quantità di zucchero opportuna. Facciamo bollire questa soluzione per qualche secondo e facciamola riposare, portandola a temperatura del mosto.

Una volta che queste saranno equiparate, versare la soluzione di acqua e zucchero nella nostra tinozza contenente la birra e mescoliamo.

Ora è possibile imbottigliare la birra: facciamo attenzione a non esagerare con le quantità per bottiglia e soprattutto evitiamo che ne fuoriesca, in quanto sarebbe un gran peccato buttare qualcosa per cui abbiamo duramente lavorato.

Tappare il prima possibile le bottiglie utilizzando la tappatrice (preferibilmente a colonna).

Al termine di questa operazione, le nostre birre dovranno riposare per un’altra settimana circa prima di poter essere consumate. Se abbiamo utilizzato lieviti ad alta fermentazione, facciamole riposare in ambienti sui 20 °C. Nel caso di utilizzo di lieviti a bassa fermentazione, ambienti a 10 °C saranno più che idonei.

Passati questi ultimi sette giorni non ci resta che assaporare la birra che abbiamo prodotto in casa con il kit.