Monero (XRM): cos’è, come funziona e dove comprarlo

La criptovaluta Monero è stata creata nel mese di aprile del 2014; il suo nome è particolare, perché è una parola che deriva dall’esperanto – la lingua artificiale creata tra 1872 ed il 1887 con lo scopo di mettere in comunicazione popoli diversi mediante un linguaggio che non appartenga a nessuno in particolare ma che sia un patrimonio universale, a disposizione di tutti ed accessibile grazie alla sua intrinseca semplicità – e che, tradotta in italiano, significa semplicemente moneta.
Anche Monero è una alt coin, ossia una criptovaluta, cioè una valuta alternativa al Bitcoin; si avvale avvale della tecnologia blockchain, ovvero quella particolare tecnologia che rende concreta realtà la gestione, attraverso un apposito data base, di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. Spieghiamolo meglio: il database a cui si fa riferimento è formato da tanti blocchi, o nodi di rete, che sono – appunto – detti block; questi blocchi sono collegati tra di loro mediante delle catene, ossia chain: esse permettono l’autenticazione e la validazione di ogni singola transazione che viene effettuata. Quindi, a conti fatti, la tecnologia blockchain è una catena di blocchi interconnessi strettamente tra di loro e in grado di gestire moltissime transazioni.
Sono tre i punti focali che rendono Monero unica nel panorama delle criptovalute: il suo concetto di privacy, che si fonda sulla crittografia avanzata insita nelle blockchain di cui si avvale, consente all’utente di rendere inviolabili ed inaccessibili informazioni strettamente private e sensibili come la quantità di moneta posseduta o l’utilizzo che ne viene fatto – ovviamente, questi elevatissimi standard di sicurezza rendono del tutto anonime e assolutamente non tracciabili le transazioni effettuate tramite Monero; in secondo luogo c’è una particolare attenzione per la decentralizzazione e, infine, si pone l’accento sulla scalabilità.

Inizialmente, a questo progetto di moneta hanno collaborato circa 240 sviluppatori: essi sono tutt’ora impiegati per migliorare costantemente la piattaforma sia sotto il profilo della sicurezza dagli attacchi di hacker che sotto il profilo della garanzia dell’assoluta privacy. E questo secondo aspetto è veramente a prova di bomba: Monero, infatti, non fa capo né ad aziende, né a governi, né tantomeno ad istituti di credito – e quest’assoluta indipendenza, generalmente, è un assunto condiviso dalla stragrande maggioranza delle alt coin: questo, in parole povere, significa che è assolutamente impossibile bloccare o monitorare o accedere a Monero ed ai dati che custodisce. Il mondo delle criptovalute è, insomma, la traduzione concreta di una declinazione innovativa del concetto di segreto bancario: non esiste ente governativo al mondo che possa imporre alcun obbligo di rivelazione dei dati sensibili dei suoi affiliati a Monero – e alla maggior parte delle sue sorelle criptovalute, beninteso.
Alla fine di agosto del 2017, Monero era annoverata tra le prime dieci criptovalute del mondo per quel che riguarda la capitalizzazione del mercato: il suo marketcap, infatti, era altissimo. Il suo simbolo è XMR e alla data odierna, 6 dicembre 2017, il suo tasso di cambio con l’euro è 233.00 XMR/EUR.
Esistono alcuni punti in comune tra bitcoin, la madre di tutte le criptovalute, e monero: entrambe utilizzano un linguaggio open source; ambedue si avvalgono della tecnologia blockchain – anzi, per la verità è Bitcoin ad averla generata, tutte (o quasi) le altre criptovalute vi ci si sono appoggiate man mano; tutte e due le monete utilizzano una rete peer-to-peer per le loro transazioni. Infine, l’aspetto più importante: sia bitcoin che monero hanno livelli di sicurezza elevatissimi: garantiscono, cioè, a tutti i loro utilizzatori l’assoluta certezza di impossibilità di attacchi informatici, di tentativi di falsificazione e di approcci di sofisticazione: insomma è del tutto impossibile duplicarle od appropriarsi in maniera piratesca dei codici di generazione di tali valute. Infine, un altro punto di contatto tra monero e bitcoin è il fatto che entrambe le monete sono generabili attraverso un processo di mining, ovvero di estrazione: gli utenti possono quindi “farsi in casa” le proprie monete, in senso letterale. Il procedimento che si utilizza più di frequente per minare monero, ovvero per effettuare un mining atto a generare altra criptovaluta, è il seguente: dapprima l’investitore si unisce ad una pool di piccole dimensioni, in modo tale da favorire il più possibile la decentralizzazione della moneta; in un secondo momento si deve scaricare uno dei programmi di mining messi a disposizione degli utenti. La scelta va fatta in base al tipo di processore che il computer personale dell’investitore utilizza: esistono, infatti, dei software studiati apposta per AMD – e tra essi si citano XMR Stack e Wolf – oppure dei software per Windows come può essere Spelunker o infine dei programmi appositi per Nvidia, tra cui si ricordano CCMiner e XMR Miner.
Ci sono anche delle profonde differenze tra monero e bitcoin: la più evidente è di sicuro il livello di privacy. Difatti l’alt coin monero è campione assoluto della categoria: un livello di protezione dei dati sensibili – non solo personali di ogni singolo utente ma anche, più in generale, afferenti alla valuta – non è ottenibile con alcuna altra criptovaluta; il motivo è semplicissimo: le tecnologie che monero utilizza sono uniche nel loro genere e non cedibili ad altre criptovalute. Nello specifico, si tratta di tre diversi sistemi: ring signatures, ring confidenzial transactions e stealth address. Tutte e tre servono ad oscurare il mittente, l’importo oggetto di transazione ed il ricevente di monero.
Sempre a proposito di privacy, esiste un’altra spaccatura vera e propria tra monero e bitcoin: monero si avvale del protocollo CryptoNote e questo vuol dire che, mentre le transazioni in bitcoin sono assolutamente trasparenti, quelle in monero non lo sono affatto – sono del tutto anonime.

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