Come funzionano treni e trasporti in Italia

I treni in Italia: La verità nascosta

Mi capita, sempre più di rado, di prendere il treno per muovermi. Sempre più raramente perché i treni sono ormai stati sostituiti massivamente da aerei con prezzi più che accessibili, spesso molto più bassi dei prezzi del treno.

Dunque, ogni tanto, quando non mi è possibile spostarmi in aereo, prendo il treno. Ci sono molte cose che non vanno bene nei treni, e Trenitalia dovrebbe prenderne consapevolezza. In un mondo dove il consumatore diventa attore, vorrei dire la mia sui trasporti (privati, ma qualcuno li chiama parastatali) in Italia.

Parma, aprile 2014. Decido di prendere il treno notturno fino a Lecce. Notturno perché, per esigenze di tempo, era la soluzione migliore. Non prendevo i treni di trenitalia la notte da un po’ di anni ormai, dai tempi della triennale all’università. Mi ero ripromesso di non prenderli più: sono un incubo.

FOTO DEI BAGNI DI TRENITALIA

bagni trenitalia

Fatto sta che prendo questo notturno intercity notte da Parma a Lecce. Prezzo del biglietto 69 Euro. Entro nel treno. Condizioni igienico sanitarie sicuramente non conformi alla legislazione italiana.

Treno pienissimo, con 7 carrozze con cabine letto quasi vuote, le restanti 5 carrozze (circa) pienissime di gente (qualcuno dormiva per terra, mi ha ricordato di quando una volta ho visto una persona dormire sugli appoggi per le valigie).

Vedo due poliziotti, mi farebbe piacere chiedere a loro alcune informazioni. Mi ero tagliato il dito, sanguinava un po’, mi chiedevo come avrei potuto essere sicuro che le norme igienico sanitarie di quel treno fossero a norma. E come mai ci fossero due poliziotti li’, quando probabilmente queste norme (ed altre) non erano rispettate.

Ma i poliziotti, mentre riflettevo su queste cose, già si erano allontanati. Così chiedo al capotreno di poter parlare con loro. La risposta secca è stata:

“Sono nel vagone letto. Se non hai qualcosa da denunciare non ti posso fare parlare con loro”

“Caspita”, è stata la mia replica “come mai non posso parlare con due pubblici ufficiali, stipendiati da persone come me che pagano le tasse (e non poche!), che sono su di un treno in servizio (nella cabina letto)? Scrivo su internet, e vorrei fare delle domande”.

Appena ho parlato di web, la faccia del controllore si è fatta meno rilassata. Più cupa. Mi ha detto di aspettare, e dopo qualche minuto mi sono visto i due poliziotti d’avanti. Mi chiedevano cosa volessi. E allora inizio:

1. Vorrei sapere se questi treni sono pubblici o privati.

– Questi treni sono “parastatali“, è stata la risposta.

Da Wikipedia:

“Nell’ordinamento giuridico italiano, dopo l’entrata in vigore della legge 20 marzo 1975, n. 70, il termine ente parastatale viene utilizzato per designare un ente pubblico, dipendente dallo Stato, sottoposto alla disciplina dalla stessa legge (che, peraltro, non usa mai il termine). Si usa denominare parastato l’insieme di questi enti.”

2. Se questi treni fossero pubblici, non dovrebbero poter esistere 1° e 2° classe, Eurostar, Frecce Rosse e Bianche, Intercity, vagoni letto e cabine normali (7 vagoni letto vuoti, 5 vagoni normali stracolmi di gente)

– Non hanno risposto, se non dandomi ragione

3. Se questi treni sono privati nel senso che i prezzi cambiano in base alla classe ed alla tipologia di treno che si prende, come mai ci sono due ufficiali pubblici, stipendiati dallo stato e quindi dalle tasse dei cittadini italiani come me? E se invece sono pubblici, o parastatali, come mai i prezzi non sono uguali per tutti, e nemmeno i comfort? Lo stato italiano divide tra cittadini di prima e seconda classe?

– Non hanno risposto

4. Vorrei sapere se le norme igienico sanitarie su questo treno sono a norma. E vorrei sapere come fare a richiedere un controllo delle norme igienico sanitarie sui treni da parte della pubblica amministrazione

– Mi hanno risposto che avrei dovuto, addirittura, contattare per questo il ministro dei trasporti.

5. E se io per caso mi fossi preso una malattia con questa mia ferita che ancora sanguina?

– Avrei dovuto sporgere denuncia alla polfer (polizia ferroviaria, cioè a loro) una volta sceso (non sul treno quindi! ma che ci stanno a fare sul treno allora??)

Insomma, dopo mille disavventure e 12 ore di viaggio, viaggiatori esausti e scontenti di un servizio disumano, sono finalmente arrivato a casa la mattina presto. Con un solo pensiero. Dormire!

Purtroppo questa volta non sono riuscito a fare foto (non avevo batteria e, come capita, le prese per caricare il cellulare non funzionavano. Ma la prossima volta (anche se spero non ce ne saranno altre) la farò.

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